2019-20 - Visita al memoriale della Shoah di Milano


VISITA AL MEMORIALE DELLA SHOAH MILANO 20.02.2020

"Poi, poi, all'arrivo fu Auschwitz e il rumore assordante e osceno degli assassini intorno a noi." Liliana Segre 

 

Il 20 febbraio scorso le classi 5D e 5G del liceo artistico Adolfo Venturi si sono recate a Milano per visitare il Memoriale della Shoah, allestito nel sotterraneo della stazione centrale. Al tempo era nascosto a tutti e rappresentava il punto di non ritorno per centinaia di deportati che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, furono caricati a forza su vagoni merci e diretti verso una destinazione a loro sconosciuta. Fin da subito lo spazio ha suggestionato noi studenti, a partire dall'ingresso che presenta un muro immenso sul quale è incisa a caratteri cubitali la parola "Indifferenza", un atteggiamento da tutti adottato negli anni tra il 1943 e il 1945, che ha permesso al fenomeno della deportazione di avverarsi. Essa è stata il cardine della visita, si è impressa nelle nostre menti e ci ha permesso di osservare quanto è successo ai deportati con occhio più attento. 

Il memoriale è un luogo vivo nel quale è possibile rielaborare attivamente la tragedia della Shoah. (Cit. "M_Y Guides, Memoriale della Shoah di Milano"). Noi ragazzi abbiamo provato a immaginare e a rivivere il percorso che centinaia di persone sono state obbligate a compiere. Ciò è stato possibile grazie alla guida che ci ha spiegato nel dettaglio il contesto storico ma anche grazie all'atmosfera che avvolge tutto il memoriale, basata su suggestioni di luce e suono. All'interno dello spazio ciò che ci ha colpito è stato il rumore assordante dei convogli ma, a poco a poco, quel suono angosciante veniva coperto, nella nostra mente, dal "coro di singhiozzi, urla e grida dei prigionieri". (Cit. Liliana Segre). Quegli istanti venivano alternati a momenti di interminabile silenzio, lo stesso nel quale sprofondarono tutti i deportati appena vennero a conoscenza della loro destinazione. Inoltre ciò che ci influenzava era l'oscurità del luogo, illuminato da faretti artificiali che lo rendevano ancor più tetro e opprimente. Questo tipo di illuminazione era la stessa che c'era al tempo, infatti il sotterraneo della stazione era rischiarato da fari potenti solo in alcuni punti strategici, ma del resto era completamente avvolto nel buio, così come anche i vagoni merce nei quali viaggiavano i prigionieri in condizioni disumane, erano al buio. 

Entrati all'interno di quel luogo era come se il tempo si fosse fermato. 

Da Milano partirono 774 deportati, ebrei e non solo, e ne sopravvissero soltanto 27. Il sotterraneo   è oggi un luogo di commemorazione, che ha l'obiettivo di "ricordare", di combattere contro l'indifferenza e costruire un futuro, rendendo omaggio alle vittime dello sterminio e del nazifascismo. (Cit. "M_Y Guides Memoriale della Shoah di Milano).                                                       

Elisa Grotti 5G

INSIEME OLTRE L'INDIFFERENZA 

L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte.” Liliana Segre

Appena entrati, la prima cosa che abbiamo visto è stato un muro con su scritto a caratteri cubitali “INDIFFERENZA”.

Di fronte a questo muro ci siamo sentiti piccoli e impotenti. Ci è stato chiesto di non mangiare e non bere per immedesimarci nelle condizioni in cui si trovavano ebrei come Liliana Segre tra il 1943 e il 1945.

Grazie all'allestimento del memoriale, situato sotto i binari della stazione, abbiamo potuto immergerci facilmente nel contesto storico che ha segnato la vita di queste persone. Ad esempio, ad alcuni ha colpito l'idea che, da una parte del “muro dell'indifferenza”, potessimo vedere la città, la luce grazie alle vetrate che oggi sono state aggiunte e, allo stesso tempo, che le persone all'esterno potessero vedere noi. Invece, una volta dietro al muro, non è più possibile: questo è l'effetto dell'indifferenza. 

All'interno del memoriale si sente benissimo il ripetuto rumore dei treni che passano sopra; quando la guida ci ha detto “questa è l'unica cosa che non dovete immaginare”, la confusione che sentivamo era diventata molto più di un treno: era un rumore assordante e angosciante.

Anche entrare dentro la ricostruzione del vagone ci ha fatto sentire vicini a quella ragazza di 13 anni, Liliana, e ai suoi compagni e a ciò che hanno vissuto: chi si è sentito toccato, chi inadeguato, chi indifeso, chi paralizzato, chi soffocato. 

Se non c'è solidarietà tra le persone, rischiamo di soccombere tutti.

Abbiamo sentito la responsabilità di abbattere l'indifferenza contro tutti i razzismi, con la piena consapevolezza di ciò che è stato, che non deve ripetersi.

Benedetta Botti, Caterina Guaraldi, Luce Santini, Lara Reggianini, Camilla Senese, Daniele Tropeano e Mattia Caterino classe 5D.

Fondazione Memoriale della Shoah di Milano ONLUS
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